Massimo Vitali

MASSIMO VITALI

Leporello 2020. No Country for Old Men

16 fotografie, dell’Italia che rinasce
A cura di Gianluca Marziani

in collaborazione con

GALLERIA MAZZOLENI -  London - Torino

MASSIMO VITALI ©

MASSIMO VITALI ©

Sarà uno dei massimi fotografi italiani viventi, Massimo Vitali con Leporello 2020. No Country for old men a cura di Gianluca Marziani, a inaugurare la nuova stagione di Visionarea Art Space, progetto che, per il sesto anno consecutivo, vede il prezioso sostegno della Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele

Una ripartenza d’eccellenza con un’esclusiva mostra personale del fotografo d’arte di fama internazionale: sette fotografie di grande formato, stampate in occasione della riapertura dello spazio, facenti parte del progetto Leporello 2020. Nessun paese per vecchi, realizzato in collaborazione con Mazzoleni che ha prodotto le opere assieme a Visionarea. Una selezione eccezionale di 16 foto da libro, scattate dal grande artista della fotografia nell’estate 2020, testimoniando il paese chiuso che torna a riversarsi sulle spiagge, per poi tornare a richiudersi. 

Sedici foto che diventano opera d'arte con le sembianze di oggetto d'arte, una pubblicazione a fisarmonica, un leporello insomma.

Massimo Vitali non è mai stato attratto dal vuoto e le città deserte gli interessano poco. Ma in seguito alla chiusura primaverile, non appena è stato possibile lasciare la casa italiana per viaggiare, la gente è tornata sulle spiagge. E Vitali era lì, pronto a catturare gli italiani durante i loro momenti di relax e svago, quasi a chiedersi se in qualche modo fossero cambiati lungo l’esperienza pandemica. Dopo il primo mese di libertà, in cui una certa distanza era evidente e il tempo sembrava sospeso, i fine settimana estivi di luglio e agosto non si sono presentati molto diversi da quelli degli anni precedenti. 

Gli elementi tecnici sono quelli che da sempre definiscono la personalità artistica di Vitali. Grandi panoramiche orizzontali a campo aperto, uso magistrale del colore naturalistico, sensibilità tonale per le variazioni infinitesimali di luce, formati di estensione panoramica, stampe e materiali dal perfezionismo matematico. Un codice visivo che diventa sguardo ascetico sul mondo, un vero apparato sensoriale dello sguardo panoramico.

I temi di Vitali toccano l’umanità sociale, cogliendo gli istanti nei luoghi del raduno spontaneo, del divertimento, dello sport, della condivisione collettiva. Spiagge, discoteche, grandi concerti, piste da sci, città d’arte, spazi dell’aggregazione e luoghi dello scambio che raccontano la civiltà contemporanea, il mondo mutante, il sottile confine tra divertimento e invisibile follia.

“La serie dei panorami di spiagge italiane è iniziata alla luce dei drastici cambiamenti politici in Italia” spiega la storica dell’Arte dell’Università di Berkley Whitney Davis. “Massimo iniziò a osservare con molta attenzione i suoi connazionali. Ha rappresentato una visione igienizzata e compiacente della normalità italiana, rivelando allo stesso tempo le condizioni interne e i disturbi della normalità: la sua falsità cosmetica, le allusioni sessuali, lo svago mercificato, il senso di benessere illusorio e il conformismo rigido”.

“L’artista si mette a debita distanza” spiega il curatore Gianluca Marziani, “osserva il quotidiano coi suoi ritmi naturali, quindi scatta fotografie panoramiche a campo lungo, quasi a racchiudere il maggior numero di elementi in una medesima immagine. Agisce come un regista da western epico, osservando la forza naturale del paesaggio, l’impatto di cieli che sembrano in movimento, il punto di fuga verso orizzonti lontani. Le sue spiagge fermano la vita nelle ore più calde, le discoteche si mostrano durante l’apice notturno, le piste da sci compaiono piene di sportivi, le città d’arte piene di turisti accaldati, i parchi pubblici pieni di gente divertita. Un racconto dentro la vita tramite opere di grande formato, talvolta strutturate per dittici o trittici, in modo da evocare le sensazioni avvolgenti di uno schermo sulla realtà. La fotografia diventa un ideale cinemascope che ingrandisce la scala e gioca col vedutismo pittorico… In un’epoca dominata dal distanziamento sociale, il messaggio di Massimo Vitali ci riporta alle energie liberatorie dell’umanità, alla nostra attitudine verso lo scambio, ad una promessa di futuro che sia una riconquista di noi stessi attraverso l’esperienza condivisa”.

Massimo Vitali è nato a Como nel 1944, vive e lavora a Lucca. Si è trasferito a Londra dopo il liceo, dove ha studiato fotografia al London College of Printing. All'inizio degli anni Sessanta inizia a lavorare come fotoreporter, collaborando con molte riviste e agenzie in Italia e in Europa. In questo periodo conosce Simon Guttmann, il fondatore dell'agenzia Report, che sarà una figura fondamentale per scoprire la sua attitudine al profilo artistico della fotografia. All'inizio degli anni Ottanta inizia a lavorare come direttore della fotografia per la televisione e il cinema. Tuttavia, il suo rapporto privilegiato con la macchina fotografica lo riporta verso la ricerca artistica. Da quel momento la carriera di Vitali è costellata da innumerevoli successi, le sue opere sono esposte nei grandi musei italiani e internazionali.