Copertina Marìa Magdalena Campos-Pons, Untitled_3, 2017, ink and watercolor on Stonehenge archival paper, 160x115cm_MARCAM_078_1200.jpg

Non si sfugge al proprio destino

Marìa Magdalena Campos-Pons

16 gennaio - 8 marzo 2019

Terza mostra, a cura di Luigi De Ambrogi, della terza stagione di Visionarea Art Space che per il terzo anno consecutivo, vede il prezioso sostegno della Fondazione Cultura e Arte, emanazione della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele.
Con sede al secondo piano dell’Auditorium Conciliazione, Visionarea Art Space, il 15 gennaio, porterà per la prima volta a Roma il lavoro dell’artista Marìa Magdalena Campos-Pons.

Maria Magdalena Campos-Pons è un’artista e performer cubana, naturalizzata americana, sicuramente tra le voci più evocative dell'ultimo decennio. Artista, donna, migrante, narratrice di un’epoca dove è il viaggio la costante di incontri e contaminazioni. La Campos-Pons lavora con la fotografia, la pittura, la scultura e il video creando spesso delle gigantesche installazioni mediante l’utilizzo di tutti i media. Il suo lavoro si basa su problematiche legate alla storia, alla razza, alla memoria e alla complessità della ricerca di identità dell’individuo riportando il tutto in un’estetica lirica e sensuale.
Rappresentante della propria nazione al padiglione cubano della Biennale di Venezia 2013, è presente in diverse biennali tra cui ricordiamo Senegal, Cina e Havana. Conta in curriculum svariate mostre personali e acquisizioni da parte di importanti musei internazionali come il Museo di Arte Moderna di New York e il Museo d’Arte di Indianapolis. In Italia nel 2017 presenta il proprio lavoro in una personale alla Galleria Pack di Milano. Sempre nel 2017 viene chiamata a DOCUMENTA di Kassel e nel 2018 realizza una straordinaria mostra alla Wendy Norris Gallery di San Francisco.


“Non si sfugge al proprio destino”, è questo il senso del lavoro di Maria Magdalena Campos- Pons un lavoro autobiografico che comprende una storia più ampia: “Rivela una storia di sopravvivenza - di una cultura, di una religione e di un popolo - dal viaggio oceanico dall'Africa durante la tratta degli schiavi nel XVIII secolo, e in seguito nella Cuba delle piantagioni di zucchero, fino ai giorni nostri negli Stati Uniti Stati. È una storia sentita, non una storia fatta di figure retoriche, raccontata attraverso una narrazione frammentata che non lascia nulla di sottinteso.” (Sally Berger)
Il suo è un gesto celebrativo verso un unica e resiliente cultura, una ricerca nella storia e nella memoria che restituisce costantemente un’unica identità; è come se la Campos-Pons volesse dirci che, pur spostandosi di nazione in nazione, pur lottando, pur mischiandosi con culture e popoli diversi, non ci sia modo di sfuggire al proprio destino, anzi lo si porta con sé e non c’è modo di cambiarlo.
Si apprendono nuove lingue, nuovi usi e costumi, ci si evolve con conoscenze e studi, ci si mescola attraverso nuovi incontri ma quella radice che portiamo dentro di noi rimane indelebile, primaria, essa stessa è il nostro destino.

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